- Marco Belpoliti
Le meraviglie di insetti, pesci e uccelli nei racconti di un premio Nobel
Di seguito l'articolo scritto da Marco Belpoliti (Repubblica 06 Maggio 2020) che ci ha incuriosito e incoraggiato a ripubblicare Gli insetti padroni della Terra? di Karl von Frisch (Sugarco edizioni 1978, ormai introvabile). Dopo un attento lavoro di revisione, sarà a breve disponibile on line e nelle librerie.

Il volume che raccoglie conferenze e scritti del naturalista austriaco Karl von Frisch è ormai introvabile. Un peccato non tanto per le intuizioni scientifiche descritte quanto per la piacevolezza della scrittura. Che spazia dal pranzo degli uccelli alla conquista del mondo da parte degli insetti
Nel 1946 Karl von Frisch, un naturalista austriaco, annuncia di aver decifrato il linguaggio delle api, il modo con cui questi insetti comunicano tra loro nella ricerca di fiori e cibo e per la gestione dell’alveare. La notizia suscita subito molte perplessità. Tre anni dopo però von Frisch è inviato in America dove tiene una serie di conferenze su invito della Fondazione Rockefeller.
I testi delle lezioni pronunciate alla Cornell University e al Museo di Storia naturale di New York sono quindi raccolte in un libro che viene pubblicato in Germania nel 1950. Solo quando nel 1973 riceverà il Premio Nobel in Fisiologia e Medicina, insieme a Nikolaas Tinbergen e Konrad Lorenz, anche loro etologi, von Frisch diventerà celebre in tutto il mondo.

In Italia viene tradotto Il linguaggio delle api dall’editore Bollati Boringhieri con la prefazione dell’entomologo Giorgio Celli. Sono quelli gli anni in cui l’etologia diventa nota anche presso di noi e si stampano numerosi volumi. C’è almeno un altro libro di von Frisch apparso nel 1978, che sarebbe bello veder ristampato perché il ricercatore austriaco non è solo uno scienziato geniale, ma anche uno scrittore piacevole e curioso. Il libro si intitola Gli insetti padroni della Terra?, stampato da Sugarco edizioni (traduzione di Alessandra De Causis).
Si tratta di conferenze e scritti che coprono un arco che va dal 1911 al 1969. Von Frisch era nato nel 1886 e le sue ricerche sono durate molti decenni, anche se adesso, rileggendo i suoi bellissimi libri, le numerose scoperte che ha fatto sembrano quasi scontate. Questo libro contiene una conferenza del 1920 in cui spiega per la prima volta le sue ipotesi sul linguaggio delle api, che gli aprirà la via al Nobel. Questo per dire quanto sia complessa, lenta e paziente la ricerca.

Von Frisch non è stato solo uno studioso di api, ma anche di pesci e di altri animali, tra cui numerosi insetti. Leggere queste pagine dedicate all’olfatto negli animali e nell’uomo è veramente affascinante. Gli esseri viventi che si muovono sulla superficie della terra, nel cielo e nel mare si dividono in macrosmati, dotati di un eccellente olfatto, e microsmati, con poco olfatto. Quelli che si muovono rasoterra hanno di solito un forte potere olfattivo, come i rettili, mentre più deboli appaiono quelli che si trovano in alto, come l’uomo, i pipistrelli e gli uccelli in genere, oppure nei mari, come le balene che hanno conservato la respirazione polmonare quando sono andate a vivere nell’acqua.
Gli insetti, che hanno una organizzazione diversa dai vertebrati, hanno tuttavia alcune somiglianze con noi, salvo il fatto che usano le antenne cefaliche anteriori come organo olfattivo. L’esposizione di von Frisch si avvantaggia del metodo comparativo, del continuo confronto tra vari animali e lo stesso uomo. Ad esempio, trattando del “Pranzo degli animali”, esordisce dicendo che i nostri pranzi di umani sono complicati, a partire dal menu, dalla spesa e dalla stessa attività che noi chiamiamo “cucina”.
Nel testo esamina come si nutrono vari tipi di animali. Le balene azzurre filtrano l’acqua e mangiano trattenendo, grazie ai fanoni, crostacei e altri animali. Dunque la maggior parte degli animali, scrive, sceglie il proprio cibo. Ma come fanno quelli che non possiedono i denti? Come possono ingerire cibo senza averlo masticato? La masticazione, come si sa, è molto importante negli animali a sangue caldo, che si trovano tra i vertebrati. Gli uccelli hanno un metabolismo molto attivo, per cui la loro temperatura normale è così elevata che, se fossero uomini, avrebbero una febbre molto alta, ma per loro fortuna possiedono uno stomaco in due parti: ghiandolare e muscolare.
Fu un naturalista del Settecento, René-Antoine Ferchault de Réaumur, a scoprire come funzionava la loro digestione, spiega von Frisch. E anche gli insetti che non hanno denti, utilizzano un altro sistema ancora: le zanzare succhiano il sangue e i ragni uccidono poi sciolgono iniettando un succo digestivo i muscoli e le viscere delle mosche, quindi le succhiano; il loro guscio vuoto resta così appeso alle ragnatele.

I più sorprendenti sono i pesci, di cui, nonostante i nostri acquari casalinghi, in genere sappiamo davvero poco. Gran parte degli esseri viventi presenti nei mari vivono a 500-600 metri di profondità, là dove domina la notte eterna. Perciò per catturare le loro prede usano organi luminosi come il Chauliodus: possiede una specie di prolungamento a forma di lanterna, che parte della pinna dorsale per illuminare davanti a sé. I pesci, poi, ascoltano ed emettono suoni.
Lo spiega in una conferenza del 1953 su “L’udito dei pesci”. Negli anni Trenta von Frisch fece esperimenti sul loro apparato. Ascoltano e “parlano”; meglio, producono suoni come gli uccelli, non in modo armonioso, tuttavia lo fanno; alcuni di questi suoni hanno un rapporto diretto con il sistema riproduttivo. L’espressione muto come un pesce è sbagliata.
Il capitolo più interessante è però quello dedicato agli insetti, padroni della Terra, pronunciato a Monaco nel febbraio 1958, ma che sembra scritto oggi nell’età dell’Antropocene. Noi che ci consideriamo, almeno sino all’altro giorno, i proprietari del Pianeta, non lo siamo per nulla. Noi umani, scrive, abbiamo desertificato le coste del Mediterraneo abbattendo alberi e sterminato intere specie animali come i bisonti.
La previsione di von Frisch è che gli insetti ci sopravviveranno. Il livello dell’organizzazione di questi “esseri inferiori” è sullo stesso piano dei vertebrati; l’istinto li guida da milioni di anni, e l’istinto non fallisce mai, salvo davanti a situazioni impreviste. Se non hanno dominato il pianeta al nostro posto è solo perché il loro guscio chitinoso, la corazza, gli impedisce di crescere rispetto ai vertebrati che hanno lo scheletro all’interno, e non all’esterno.

Il naturalista austriaco fa alcune interessanti osservazioni su come le mosche e altri insetti vivono il tempo, fino ad arrivare alla conclusione che la brevità della loro vita è stata dal punto di vista evoluzionistico un grande vantaggio: sono specie che in 100 anni hanno 5000 generazioni, e perciò molti mutamenti per sopperire alle trasformazioni climatiche e alimentari. Se scovate questo libro in una biblioteca o all’usato, non lasciatevelo scappare; e poi chissà che a qualcuno, letto questo articolo, non venga la voglia di ristamparlo. Farebbe bene.